Il silenzio penetra nella roccia un canto di cicale (Haiku di Bashō) (1644 – 1694), poeta giapponese |
In questi freddi giorni di febbraio la natura ci ha regalato un grande spettacolo, la neve, tanta neve. Si sa nei boschi e nelle campagne è più facile assaporare la calma, la tranquillità e il silenzio. Ma stavolta la neve è arrivata anche in città. Non vorrei parlare qui dei molti disagi e dei tantissimi problemi legati a questo avvenimento, vorrei piuttosto soffermarmi sul significato simbolico di queste giornate e sull'importanza per ognuno di noi di fermarsi, in silenzio, ad assaporare il proprio luogo interiore.
Il mondo ci impone frenesia, corsa, fretta e questo ritmo sta diventando sempre più insostenibile per l'essere umano.
Ogni uomo si nutre di silenzio ne fa esperienza anche quando non ne è pienamente consapevole, per esempio nell'arte della musica o della poesia dove gli spazi e i silenzi sono necessari.
Come non pensare al sonno, così importante e ristoratore per noi. In quei momenti ci ri- generiamo, calmiamo la mente razionale e ci concediamo di assaporare il silenzio.
Il silenzio ci permette di creare degli spazi dentro di noi che sono vitali nella nostra vita, spazi necessari per entrare in contatto con il nostro vero io.
Ri- guardarsi nel silenzio cercando di dare spessore agli eventi che ci sono accaduti durante la giornata.
Dal silenzio può scaturire anche rumore, confusione, disorientamento. Ecco che dalla quiete emerge qualcosa.
Nella quiete possiamo ri-scoprire quello che la psicologia della Gestalt chiama "vuoto fertile" .
Il vuoto fertile è un modo per trascendere il linguaggio per rimanere nel qui e ora, nel fluire, nel sentire .
Lo psicoterapeuta Fritz Perls padre fondatore della Gestalt scrive :
“l'individuo capace di tollerare l’esperienza del vuoto fertile –sperimentando fino in fondo la propria confusione- e che riesce a divenire consapevole di tutto quanto richiama la sua attenzione [...] vedrà che la confusione si trasforma in chiarezza [...] L’esperienza del vuoto fertile non è né oggettiva né soggettiva. Non è neanche l’introspezione. Semplicemente è. E’ la consapevolezza senza la speculazione sulle cose su cui si è consapevoli.”
Cosa emerge dal rumoroso silenzio dei pensieri?
Quel vuoto fertile si contrappone al vuoto sterile in quanto il primo potrebbe essere definito vuoto orientale ovvero un'assenza di cose in cui esiste soltanto il processo, il qui e ora di quello che sta succedendo; allora come ci dice Fritz Perls:" il vuoto diventa pieno di contentuti vivi e autentici" .
Integrando i contenuti che emergono si giunge al processo di unificazione di parti di noi che sono scisse, in questo modo saremo in grado di gestire conflitti sia interni che esterni.
Ancora F. Perls: "[...] c'è sempre qualcosa da integrare ; c'è sempre qualcosa da imparare e c'è sempre la possibilità di una maturazione più ricca ...di assumersi la responsabilità sempre maggiore di sé e della propria vita. E' chiaro che assumersi la responsabilità della propria vita ed essere ricchi di esperienza e di capacità è la stessa identica cosa... E una delle responsabilità maggiori - questo è un passaggio molto importante- consiste nell' assumerci la responsabilità delle nostre proiezioni, ridentificarci con le nostre proiezioni, e diventare quello che proiettiamo".
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